a cura della Dr.ssa Annalisa Beatini
Noi “umani” non facciamo una muta completa e stagionale dei nostri peli e capelli, ma, se, analizziamo l’andamento della caduta dei capelli durante l’anno, possiamo affermare che l’autunno è il periodo in cui si perdono più capelli, mentre gennaio è il mese in cui se ne perdono meno: non a caso Sant’Agnese, che cade il 23, è stata eletta a protettrice dei Tricologi.

Negli ultimi due anni, pur mantenendo la curva tipica della caduta dei capelli, vi sono state molte variazioni dovute allo sconvolgimento della pandemia e della sindrome post-Covid in chi ha superato questa malattia. Nel 30% circa di questi pazienti, si è osservata una caduta massiva dei capelli, che per alcuni è arrivata fino a 200 al giorno: insomma un vero e proprio “Telogen Effluvium” (che significa caduta improvvisa di molti capelli), che insorge generalmente dopo circa tre mesi.
Un po’ come avviene, con tempi più lunghi però, dopo uno stress, nel periodo post partum ed in altre situazioni che agiscono andando a privare di energia il follicolo pilifero in modo acuto e per breve tempo. Ma tornando alla nostra perdita stagionale, dobbiamo fare in modo che questo periodo quasi “fisiologico” non nasconda una patologia.

L’ansia derivante dalla perdita dei capelli è una delle prime cause del protrarsi di tale situazione.
Man mano che passano gli anni sarà sicuramente diversa una perdita di capelli di una donna in menopausa, che ha già subito gli effetti della carenza dell’azione benefica degli estrogeni rispetto alla perdita di una donna in età fertile.
E allora quando recarsi dal Medico Tricologo?
Sicuramente quando ci si accorge che la perdita di capelli non si risolve in tempi brevi, se vediamo che i capelli si assottigliano e sono più diradati, se compaiono sintomi come prurito, forfora, dolore al cuoio capelluto. La Tricologia è una branca della Dermatologia che si occupa di capelli e di cuoio capelluto che, fino agli anni ’60, era considerata di serie B, una “Cenerentola” di questa specialità e lasciata inizialmente un po’ a sé stessa.
Addirittura c’erano dei Direttori di Scuole di Specializzazione che impedivano ai propri discenti di occuparsi o di parlare di problemi di capelli.

Fortunatamente, con il passare degli anni e con la presa di coscienza dell’importanza e della diffusione dei problemi del capillizio e dei disagi che si riflettevano nella vita delle persone, il gruppo guidato dal prof. Andrea Marliani di Firenze ha avviato un importante percorso di valorizzazione della tricologia dando la dovuta dignità a questa disciplina.
Nel 1996 il prof. Marliani ha fondato, insieme ad alti Soci, la SI.TRI, Società Italiana di Tricologia, di cui mi onoro di far parte insieme a molti Colleghi del G.I.S.T., ed ha iniziato una proficua attività Congressuale e di docenza, insieme al suo gruppo, in vari corsi e congressi. Il primo Master Universitario di Scienze Tricologiche Mediche e Chirurgiche è stato istituito all’Università degli Studi di Firenze, ed in seguito all’Università Vanvitelli di Napoli.
Personalmente, per una prima visita tricologica, prescrivo degli esami di base, al fine di valutare eventuali carenze o sospetti diagnostici che andranno risolti con la terapia o con ululteriori esami di seconda linea.
Quando ricevo il paziente, dopo il colloquio iniziale per ascoltare il motivo per cui ha richiesto la visita, redigo una cartella clinica con una anamnesi generale e una anamnesi specifica tricologica.

Faccio quindi le foto macro della regione frontale e del vertice, per poterle poi confrontare con quelle dei successivi controlli. Il primo esame che si esegue in studio è il “pull test”, che consiste nell’afferrare con le mani i capelli vicino al cuoio capelluto e poi tirare per vedere se rimangono dei capelli nelle nostre mani, capelli che andranno attentamente analizzati alla lente ingranditrice della videodermoscopia, apparecchio che ci permette, con diverse ottiche a vari ingrandimenti e con terminali specifici per la tricologia, di avere una visione dello stato del cuoio capelluto, dei capelli, dei follicoli, del fusto, del suo rivestimento cheratinico, della parte terminale.

Vedere queste immagini è veramente di aiuto per poter formulare o ipotizzare una diagnosi e, indicando direttamente sullo schermo al paziente quanto ripreso dalle ottiche, possiamo spiegare al meglio la sua condizione e rispondere alle sue domande.

Qualunque sia la diagnosi, è bene far capire quanto sia importante l’aderenza alla terapia e fornire il nostro costante appoggio, eventualmente condiviso con altri Specialisti, lavorando in multidisciplinarità, per una presa in carico globale del paziente tricologico.
I capelli infatti sono una componente importante, per troppo tempo sottovalutata, per l’autostima e per la creazione dell’immagine che abbiamo di noi.