a cura del Dr. Francesco Ricciuti
Nel 2015 l’ ISS stimava in oltre 7 milioni le persone tatuate in Italia, quindi circa il 12.8% della popolazione presentava almeno un tattoo. Un fenomeno che aumenta di popolarità. La fascia più interessata andava dai 18 ai 28 anni, ma la percentuale di adolescenti con tatuaggi aumentava del 10% ogni tre anni, con una riduzione dell’età media del primo tatuaggio intorno ai 14 anni. Oggi sono sempre più i tatuaggi che vengono eseguiti come status symbol o per aggregazione a gruppi sociali, ma in realtà è una usanza antica; basti ricordare che al confine italo-austriaco nel 1991, sulle alpi Otzalet, viene rinvenuto il corpo di un uomo vissuto circa 5300 anni fa. Ebbene sul corpo dell’uomo ribattezzato “Otzi” “venuto dal ghiaccio” c’erano più di 50 tatuaggi, raffiguranti linee e croci ottenuti incidendo la pelle e strofinandoci sopra del carbone vegetale.

OGGI IL TATUAGGIO PUÒ ESSERE:
t. ornamentale – t. amatoriale – t. cosmetico – t. sanitario – t. traumatico
I colori utilizzati sono centinaia: vengono utilizzati sali ed ossidi di metalli spesso combinati per creare diverse tonalità, sfumature o luminosità. Alcuni erano destinati per scopi industriali, come inchiostri e vernici per automobili. Quindi non privi di effetti indesiderati. Non rari, gli PSEUDOLINFOMI possono essere di tipo T o B a seconda della popolazione cellulare e si manifestano più frequenti nelle aree rosse, ma anche su zone blu.
E mentre sono sempre di più le persone che scelgono di tatuarsi, cresce in controtendenza anche il numero dei “pentiti”, cioè di coloro che ne chiedono la rimozione.
Uno studio, che risale al 2012, stimava che solo il 38% era riuscito a raggiungere la completa rimozione.


E non senza effetti indesiderati quali: vesciche, edema, formazione di croste, eritema e soprattutto dolore. Tra gli effetti permanenti, possono verificarsi: cicatrici, iper o ipopigmentazione.
Nel 1990 la prima risposta, con il laser QSW a NANOsec ma è solo nel 2016 che avviene un vero e proprio cambio di rotta con l’invezione del QSW a PICO sec (1000vv più veloce), che ha permesso la rimozione di quei tatuaggi che il NANO non riusciva più a trattare, che cioè erano in “stallo”.
Il laser viene utilizzato non solo nella rimozione dei tatuaggi multicolore, colpendo selettivamente la molecola del pigmento e frammentandola, ma risulta essere efficace anche nelle lesioni pigmentate benigne e nella riduzione delle cicatrici acneiche, pori dilatati e nel ringiovanimento cutaneo.

Con i manipoli frazionati, poi, possiamo utilizzare le stesse lunghezze d’onda, ma senza disagio, perché permettono di lasciare intatta la funzione barriera e lo strato corneo agendo a diverse profondità modulando la fluenza, indipendentemente dalla lunghezza d’onda utilizzata.

In conclusione, il QSW a PICO sec mi ha permesso di utilizzare fluenze più basse, quindi, meno dolore e riduzione dei tempi di guarigione, ridurre il numero di sedute e di trattare in maniera più efficace quei tatuaggi, trattati con il nano, ma non ancora scomparsi in quanto i cluster pigmetari sono davvero troppo piccoli per essere trattati dal NANO sec.
Ed assicurando al contempo rischi ridotti di effetti indesiderati.